Ha registrato il tutto esaurito il convegno “Fuori dal tunnel. L’Europa può vincere la sfida della transizione ecologica?” promosso da Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Pesenti, che si è tenuto presso la Sala Buzzati del Corriere della Sera.
Ad aprire l’incontro è stato Ferruccio de Bortoli, che ha dato il benvenuto come Presidente della Fondazione Corriere della Sera e ricordato la pluriennale collaborazione con la Fondazione Pesenti, che ha come scopo quello di fornire approfondimenti e creare dei momenti per guardare agli sviluppi della nostra società.
A seguire è intervenuto Carlo Pesenti: “La sostenibilità è uno dei pilastri su cui è stata creata la nostra fondazione nel 2004, come anche il supporto alle giovani generazioni, attraverso la formazione e la ricerca. Infatti, quest’anno abbiamo rinnovato la nostra collaborazione con l’Università Bocconi e il Politecnico di Milano, per dare la possibilità a studenti meritevoli di seguire il corso di Laurea Magistrale in Trasformative Sustainability.”
Massimo Sideri, Editorialista del Corriere della Sera, ha aperto il dibattito presentando il contesto politico e sociale: “Noi spesso abbiamo parlato di transizione ecologica, innovazione, sostenibilità, tecnologia e scienza, cioè degli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi di transizione ecologica, ma oggi aggiungiamo l’elemento Europeo, della geopolitica, perché siamo in una fase di grande riflessione a livello internazionale. Dopo la guerra in Ucraina si è infatti iniziato a parlare di una decelerazione della globalizzazione, e particolare si sono identificati due poli: Asia (in particolare la Cina) da una parte e dall’altra gli Stati Uniti. In mezzo si colloca l’Europa”. E passa la parola ai relatori in sala, citando la frase di Jean Monnet in apertura del libro: “L’Europa si è forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per quelle crisi”.
“Questa transizione (ecologica) ci sarà, punto” Nathalie Tocci, Direttore dell’Istituto Affari Internazionali, professore onorario all’Università di Tübingen e professore alla School of Transnational Governance dell’Istituto Universitario Europeo, è subito esplicita: “Il Green Deal ha ridato all’Europa una storia da raccontare, una visione economica, un progetto strategico e la capacità di connettersi con le nuove generazioni. Le due crisi, quella pandemica e la guerra in Ucraina, per la prima volta sono state utilizzate per accelerare quella direzione: impostando e poi accelerando un’agenda legislativa, e sbloccando fondi.” Ponendo l’attenzione su un’ulteriore questione: “Di fronte a una crisi protratta, (a una non crisi, dal punto di vista dell’urgenza) che quindi non può avere una risposta immediata, come quella climatica e quella dell’economia Cina, l’Europa riuscirà ad andare oltre Monnet? Ad Agire anche se non è messa spalle al muro?”
“La transizione ecologica è una grande opportunità, e per questo comporta dei costi. Quando andiamo a discutere di costi della transizione ecologica – ha sottolineato Enrico Giovannini, Professore ordinario di Statistica e Sviluppo sostenibile all’Università di Roma Tor Vergata, co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – spesso non ricordiamo le 300.000 morti premature dovute all’inquinamento ogni anno in Europa. Ma non solo, la transizione ecologica è un’operazione necessaria, di sviluppo e di crescita, che ormai è voluta dagli stessi imprenditori, una leva di competitività, di sviluppo e di occupazione. Certo bisogna attuare delle politiche corrette, per evitare che a pagare siano i più deboli.”
Ha chiuso l’incontro Francesco Perrini, Associate Dean for Sustainability di SDA Bocconi School of Management che ha sottolineato: “Basta parlare di costi, parliamo di investimenti: chi inizia prima sarà un passo avanti. Dobbiamo rendere la nostra economia più competitiva, e il primo passo è investire in tecnologie nuove, che significherà poterle vendere domani ad altri paesi, anche a costi inferiori, alimentando un circolo virtuoso. Perché la crisi climatica è un tema globale. Tutti dovranno dare un contributo e l’Europa si sta portando avanti. È quindi importante, e realistico programmare una visione al 2030.” E ha concluso: “Mi sento di essere tecno-ottimista: le tecnologie salveranno il mondo, ma sarà necessaria anche una riconversione industriale e investire sulle nuove professionalità. Questa nuova transizione energetica potrebbe diventare una grande opportunità per i giovani che si stanno formando oggi, a livello di osservatorio SDA Bocconi, infatti, vediamo una consistente richiesta di professionisti della sostenibilità e nell’innovazione tecnologica.”
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