FONDAZIONE PESENTI ETS

Il racconto di Luca da Ixtepec, Messico – II trimestre

I rapporti con la famiglia ospitante


Con la mia famiglia ospitante (che tra l’altro è la seconda, giacché la prima l’ho cambiata a novembre) ho una buonissima relazione. La mia famiglia è costituita da tre membri: papà, mamma e sorella. Posso aggiungerne in realtà un quarto, ovvero un’altra ragazza di intercambio, che di fatto è come se fosse mia nipote, in quanto figlia di mia sorella.
Non nego che, ogni tanto, qualche incomprensione ci sia stata, soprattutto con la mamma, ma, come in tutte le famiglie, non è niente di eccezionale e che non si possa risolvere. Infatti, dopo un confronto, abbiamo sempre chiarito in tutta tranquillità le cose, ripristinando il rapporto iniziale. A mio papà piace chiacchierare e raccontare storie, ed io sono sempre disponibile ad ascoltarle con curiosità. Con la mamma, nonostante le piccole difficoltà, ho un bel rapporto “complice” posso dire, in quanto ci capiamo piuttosto bene l’un l’altro. Parlando di mia sorella, amo passare il tempo con lei nonostante la sua età (37). Insieme scherziamo, ridiamo e ci confidiamo. L’altra ragazza di intercambio è
praticamente la mia migliore amica qua in Messico, quindi la convivenza non rappresenta un problema. Passiamo molto tempo insieme e ci diciamo qualsiasi cosa. Mi reputo davvero fortunato ad avere una famiglia così: mi sento ascoltato e capito, cosa per me più importante.

I rapporti con la comunità ospitante e gli amici


I messicani sono complicati, va detto, ma sono allo stesso tempo estremamente interessanti e molto socievoli. È capitato che non li capissi in varie situazioni, dati i loro modi di fare molto orgogliosi e testardi, ma il loro carattere gioioso e festoso supera ogni cosa. Sono sempre pronti a far festa, con una bottiglia di birra in mano brindando alla vita e cercano
sempre di farti sentire a tuo agio. Nella mia città, siamo tredici studenti di intercambio, e mi trovo bene con tutti quanti. Mi vedo spesso con gli altri italiani (siamo otto in totale), e ho una bella amicizia con ognuno di loro. Siamo un gruppo e siamo sempre pronti a sostenerci a vicenda. Parlando di amici messicani, mi trovo meglio con quelli un po’ più grandi di me,
con quelli che sono un po’ più maturi, e quello che mi piace davvero tanto di loro è il voler stare in compagnia. Sono molto pettegoli, ma anche divertenti.

Il mio andamento scolastico, sia dal punto di vista del profitto, sia nei confronti delle relazioni interpersonali (con i compagni e con i professori)


Premetto che Il sistema scolastico messicano è molto differente da quello italiano. La mia scuola, infatti, non è rigida come quella italiana, né tanto meno impegnativa. Qui il carico di studio è nettamente inferiore e, se non ne hai voglia, puoi decidere di non entrare a lezione. Certo ci saranno conseguenze al momento della valutazione finale, ma
comunque non così gravi. Nonostante ciò, a scuola vado con piacere e in classe, con i miei compagni, mi diverto. Sono quasi tutti disponibili e spesso e volentieri mi fanno domande riguardo me o l’Italia in generale, chiedendomi aneddoti originali. Anche con i professori ho un buon rapporto, all’inizio pensavo che con me si sarebbero comportati in maniera diversa (in accezione negativa) perché straniero, in seguito ho potuto constatare che non era affatto così: continuano ad interessarsi a me e ad essere molto gentili.

Il mio tempo libero


Grazie al carico meno pesante della scuola, ho la fortuna di avere tanto tempo libero. Principalmente, quando sono da solo, passo il tempo ascoltando musica e podcast, utilizzando i social, facendo chiamate per aggiornare la mia famiglia e i miei amici in Italia, guardando film e serie tv e preparandomi per la patente di guida. Quando sono con gli amici, ci
troviamo spesso a casa di una volontaria di AFS che ci insegna l’arte del ricamo, ed insieme, ognuno di noi ricama qualcosa di diverso (io ho ricamato una camicia tipica maschile e ora sto ricamando una camicia da donna che regalerò alla mia bisnonna). La sera, a volte, usciamo a cena o ci troviamo a casa di qualcuno di noi per chiacchierare.

Le cose che mi hanno particolarmente colpito in questo Paese (sia in positivo, sia in negativo)


Una cosa che di certo mi ha colpito particolarmente del Messico è l’incredibile differenza tra gente ricca e gente povera. Si spazia da gente che possiede una casa a due piani, tre macchine e professioni ben retribuite, fino ad arrivare a persone che vivono in una casa molto umile, che vendono beni a basso costo per strada e che sono costretti a
mangiare solamente due volte al giorno, perché di denaro non ne hanno abbastanza neanche per il cibo. Un aspetto che ho sempre amato della zona del Messico dove vivo, ovvero l’Istmo di Tehuantepec, è la passione nei confronti delle feste tipiche. Causa Covid, che all’inizio dell’esperienza rappresentava ancora un problema, ho avuto il piacere di partecipare relativamente a poche feste. Nonostante ciò le ho apprezzate moltissimo dalla prima all’ultima: si riempiono di gente, colori e allegria. Tutti ballano, cantano e si divertono, lasciando le preoccupazioni alle spalle. Un
lato dei messicani che invece non mi è mai piaciuto è il loro essere pettegoli e criticoni. Amano in maniera quasi morbosa il pettegolezzo e ogni scusa è buona per parlare alle spalle di qualcuno o giudicarlo. Certo non vale per tutti, ma, per la maggior parte, posso affermare che è proprio così.

3 parole che descrivono la mia esperienza fino a questo momento (spiega il perché della scelta)

  • Crescita. Rispetto a quando sono partito, ho affrontato una vero e proprio percorso di crescita. Non solo fisica, ma soprattutto psicologica. Ho cominciato a vedere le cose in maniera diversa, a vedere il mondo con una mentalità molto più adulta e a distinguere i problemi veri e propri dalle sciocchezze di tutti i giorni. Il Luca di prima è diverso dal Luca di ora: ha imparato tanto e di tutto ne farà tesoro.
  • Indipendenza. Inutile dirlo, sarò costantemente circondato da famiglia, amici, compagni e professori, ma all’estero ci sono io e solo io sto facendo la mia esperienza. Ciò significa che sono io in primis che controllo le situazioni difficili, gestisco le mie spese economiche e decido come passare la giornata. Quest’anno all’estero mi ha insegnato un concetto e un’abilità essenziale nella vita: parlo appunto dell’indipendenza. Sostengo inoltre che, imparata a questa età, sia un di più, che mi aiuta giorno dopo giorno ad affrontare al meglio la vita.
  • Self-confidence. Iniziare una nuova vita in un altro Paese mi ha permesso di diventare molto più sicuro di me stesso, sia a livello fisico sia a livello caratteriale. In Italia, ho sempre dato un certo peso al giudizio altrui e tendevo a rimanerci male in caso di critiche non costruttive. Ora ho imparato a non dare importanza a quello che dice la gente (ovviamente in caso di commenti fatti in maniera negativa) e a valorizzarmi ogni giorno di più. Questo perché le persone non hanno il diritto di far sentire gli altri “di meno”, e questo non deve accadere neanche con me. Come tutti, anch’io valgo e ne sono finalmente consapevole. Se nella vita raggiungerò gli obiettivi che già ora mi sono fissato, sarà solamente grazie alla determinazione e alla tenacia che mi ha donato l’anno all’estero.

Aneddoti/Commento aperto


Alla Fondazione Pesenti Ets, che gentilmente ha finanziato parte delle spese per vivere questo speciale anno, per favore, continuate a farlo anche con altri ragazzi e ragazze. Vivere un anno così non è da tutti e non è facile, ma di sicuro non è impossibile. Io, da studente all’estero, posso affermare che si tratta di un’occasione unica e che non si ripete due volte.
L’anno all’estero nella vita è uno, e se si ha occasione di viverlo, va vissuto. Io non posso fare altro che ringraziare e ringraziare, perché nel bene e nel male, nel semplice e nel complicato, nel bello e nel brutto, questa sarà sempre una delle più grandi ed importanti esperienze della mia vita.