“QUANTO È SMART IL LAVORO A DISTANZA?” questo l’interrogativo dell’incontro promosso il 22 ottobre da Fondazione Pesenti e Fondazione Corriere della Sera con:
Piergaetano Marchetti Presidente Fondazione Corriere della Sera | Carlo Pesenti Presidente Fondazione Pesenti | Maurizio Ferraris, Docente di Filosofia Teoretica, Università degli Studi di Torino | Aldo Mazzocco, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Generali Real Estate | Paola Profeta, Docente di Scienza delle Finanze, Università Bocconi,
moderatrice Valeria Palumbo, Caporedattrice Oggi.
“Quanto è smart il lavoro a distanza?” È il titolo dell’incontro trasmesso online sulle piattaforme del Corriere.it, per garantire la massima visibilità nel pieno rispetto dei protocolli in essere.
Si è discusso sulle potenzialità e i limiti dello smart working, applicato in questi mesi in maniera massiccia ma spesso improvvisata a causa della pandemia, interrogandosi anche sulle misure da adottare per evitare impatti penalizzanti.
“Dopo l’emergenza lo smart working aprirà a un nuovo modo di vivere e lavorare o rimarrà solo una parentesi? Parlare del presente e interrogarsi sul futuro è da sempre il filo rosso degli incontri organizzati da Fondazione Pesenti e Fondazione Corriere” ha aperto l’incontro il Presidente della Fondazione Corriere Piergaetano Marchetti introducendo i temi cruciali del dibattito e ricordando la collaborazione ormai strutturata tra le due fondazioni.
“Questa pandemia rappresenta una discontinuità e un’accelerazione di fenomeni già in corso, come l’accelerazione tecnologica. – ha sottolineato Carlo Pesenti Presidente Fondazione Pesenti – Gli effetti dello smart working sulla nostra modalità di lavoro, ma anche sulla nostra vita e sul tessuto sociale, potranno essere misurati solo nel medio e lungo periodo, per questo motivo abbiamo invitato oggi personalità provenienti da diversi settori per approfondire un tema così centrale.”
“Questo si può definire smart working o è un telelavoro d’urgenza? Che cosa si è fatto davvero in questi mesi?” – Si è interrogata Valeria Palumbo, caporedattrice di Oggi e moderatrice, ricordando cosa indicano i nuovi provvedimenti in tema di smart working e mettendo in guardia sui possibili rischi – Il lavoro agile costituisce una delle modalità ordinarie di svolgimento della prestazione lavorativa della pubblica amministrazione, il lavoratore definito ‘agile’ alterna giornate in presenza e da remoto, in assenza di precisi vincoli di orario e di luoghi di lavoro. Questo con conseguenti problemi a livello sindacale e di diritti del lavoro.”
“Prima della pandemia, quando lo smart working si limitava a un giorno a settimana, abbiamo registrato un impatto positivo sull’aumento della produttività e il rispetto delle scadenze ma anche della soddisfazione lavorativa, unitamente a un buon bilanciamento con la vita sociale-familiare, e con una conseguente riduzione dello stress. – racconta Paola Profeta, docente di Scienza delle Finanze dell’Università Bocconi – Lo smart working di emergenza invece ha registrato molti aspetti negativi, sul breve periodo è emersa una sofferenza da parte delle lavoratrici donne, per la difficoltà di gestione contemporanea dell’attività lavorativa, domestica e familiare, andando ad acuire le differenze di genere.”
“Si potrebbe in futuro, con uno smart working non di emergenza, assistere a un cambio di paradigma che porterà al centro il risultato e l’obiettivo rispetto al tempo effettivamente trascorso sul luogo di lavoro, dipenderà molto dal contesto e da quanto potrà essere misurabile il risultato in ciascun settore lavorativo.”
Un’altra problematica che merita attenzione e che è stata rilevata durante lo smart working in situazione di emergenza è l’isolamento sociale: “Una personalità straordinaria può creare cose straordinarie anche se rinchiuso nella sua stanza, al contrario una personalità normale, senza socialità, impoverisce la propria mente – sottolinea Maurizio Ferraris docente di Filosofia teoretica dell’Università di Torino – Le opere dell’intelligenza sono il prodotto della socialità, mentre le opere dello spirito posso nascere dalla solitudine.”
“È importante avere una città equilibrata nella gestione degli spazi e vivibile, che tenga conto dei problemi di sicurezza e pulizia. – è intervenuto l’Ing. Mazzocco AD Generali Real Estate – È necessario creare il giusto mix tra lavoro in ufficio, in casa e in vari spazi della città. Mettere in sicurezza i quartieri, specialmente le periferie e ripensare le infrastrutture necessariamente flessibili sono dei temi importanti per ripensare le città del futuro.”
“Lo Smart working può portare anche a un cambiamento dell’economia del territorio. Luoghi flessibili ma anche tempi flessibili, questi cambiamenti possono essere di stimolo al territorio se sono “Smart”: cioè equilibrati e flessibili nell’organizzazione del lavoro” ha specificato in chiusura Paola Profeta.
“Un grave problema è che i giovani vengono tagliati fuori dal processo di apprendimento e di visibilità nelle nuove realtà lavorative” ha evidenziato l’ing Aldo Mazzocco.
Alla domanda in chiusura di Valeria Palumbo “In che modo è possibile un cambiamento della città in positivo?” il professore Maurizio Ferraris ha concluso che “Bisogna creare le condizioni perché i cittadini diventino smart, il punto cardine diventa quindi l’educazione.”
I convegni sono uno dei principali momenti “pubblici” della Fondazione Pesenti, che hanno visto la partecipazione dei più autorevoli rappresentanti del mondo accademico, istituzionale, dei media e della società civile (dai Premi Nobel per l’economia Stiglitz e Spence, all’ex governatore della Banca centrale indiana Raghuram Rajan, a figure della società civile). A partire dal 2018, la Fondazione Pesenti ha finalizzato una prestigiosa partnership con la Fondazione Corriere, volta a promuovere con sempre maggiore efficacia e a un pubblico sempre più esteso (non solo geograficamente) i temi di attualità proposti.
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